Secondo la leggenda Roma fu fondata da discendenti di Enea, eroe ellenico, che giunse sul litorale laziale da Troia, popolando il basso Lazio e assorbendo gli etruschi, popolazione la cui origine viene collocata da Erodoto in Lidia, attuale regione della Turchia.
Leggenda a parte è significativo che i romani ponessero le proprie origini mitologiche sull’altra sponda del mare che chiamavano “nostro”, coscienti di trovarsi al centro del Mediterraneo.
Ma questa coscienza si è persa, nel tentativo di assimilazione all’Europa atlantica, fino a farci considerare estranei gli uomini e le donne che lo attraversano per cercare salvezza.
Eppure siamo stati mediterranei per secoli, professiamo una religione nata in Palestina su un ceppo mesopotamico, contiamo con numeri che ci hanno insegnato gli arabi e la nostra musica popolare ha radici sulle quattro sponde.
Riallacciare i fili che ci legano al Mediterraneo non è una romanticheria, ma risponde oggi alla necessità di attingere alla storia per fondare una identità comune con le nuove genti che popolano e popoleranno il Lazio nei prossimi decenni; immagina una possibilità di alleanza della agricoltura mediterranea nell’Europa delle multinazionali cerealicole, individua una area ed una opportunità di cosviluppo, ipotizza la ricerca in un differente scenario simbolico elementi per un vivere migliore a fronte del fallimento del modello iperconsumista.
Nel Mediterraneo è stata posta la faglia su cui si dovrebbe combattere lo scontro di civiltà. Il Lazio può essere un ponte su un mare che, oggi, è un muro e cercare insieme ai propri dirimpettai un nuovo benessere.
Leggenda a parte è significativo che i romani ponessero le proprie origini mitologiche sull’altra sponda del mare che chiamavano “nostro”, coscienti di trovarsi al centro del Mediterraneo.
Ma questa coscienza si è persa, nel tentativo di assimilazione all’Europa atlantica, fino a farci considerare estranei gli uomini e le donne che lo attraversano per cercare salvezza.
Eppure siamo stati mediterranei per secoli, professiamo una religione nata in Palestina su un ceppo mesopotamico, contiamo con numeri che ci hanno insegnato gli arabi e la nostra musica popolare ha radici sulle quattro sponde.
Riallacciare i fili che ci legano al Mediterraneo non è una romanticheria, ma risponde oggi alla necessità di attingere alla storia per fondare una identità comune con le nuove genti che popolano e popoleranno il Lazio nei prossimi decenni; immagina una possibilità di alleanza della agricoltura mediterranea nell’Europa delle multinazionali cerealicole, individua una area ed una opportunità di cosviluppo, ipotizza la ricerca in un differente scenario simbolico elementi per un vivere migliore a fronte del fallimento del modello iperconsumista.
Nel Mediterraneo è stata posta la faglia su cui si dovrebbe combattere lo scontro di civiltà. Il Lazio può essere un ponte su un mare che, oggi, è un muro e cercare insieme ai propri dirimpettai un nuovo benessere.