Sesto: una nuova identità culturale

Già oggi il 10% della popolazione laziale ha origine dall’immigrazione. Ciò è percepito come un rischio per il bisogno di identità e sicurezze da popolazioni destabilizzate prima, negli ultimi trenta anni, dal liberismo sfrenato ed ora dalla crisi. Le risposte aggressive, deboli e speculari come l’assimilazione (rinuncia alla tua identità) o la segregazione (tieniti la tua cultura ma in un campo recintato fuori il GRA), servono a poco.
Occorre invece costruire una vera comunicazione tra le identità e le culture diverse, con la consapevolezza che le identità non si conservano mummificate, ma si arricchiscono ed evolvono a contatto con quelle degli altri. Questo arricchimento non sarà solo degli stranieri grazie agli italiani, ma anche degli italiani grazie agli stranieri.
Occorre riconoscere nei migranti le persone e non solo la forza lavoro, ricondurre agli Enti Locali la gestione dei permessi di soggiorno, riconoscere il diritto di voto e, a 150 anni dall’Unità d’Italia, costruire una nuova identità plurale, ma comune, come da tanto richiedono le culture delle minoranze linguistiche e meridionali. Riscoprire che Roma è una città mediterranea, che ha le radici nel mare che la lambisce e nelle sue storie, potrebbe essere lo strumento utile alla ri/costruzione di questa identità.