Il dispositivo finale approvato dal congresso della federazione di Roma di Rifondazione Comunista il 12 dicembre 2010:
Roma è in declino, trascinata nel baratro di una crisi, che non è solo economica, da un blocco sociale e di potere che la tiene prigioniera di interessi speculativi che usano la città per arricchirsi. Parentopoli non è una eccezione, ma il paradigma del modo in cui il bene pubblico viene oggi piegato, a Roma, agli interessi di pochi.
Costruttori, immobiliaristi, massoneria e mafie; privatizzazioni, rendita immobiliare, criminalità, corruzione si intrecciano, e alimentano, e si alimentano, di razzismo ed egoismo. All’arraffa arraffa dei poteri forti corrisponde il si salvi chi può nei ceti popolari, che divide e impoverisce le relazioni. Povertà, disoccupazione, traffico, precarietà, spaesamento, solitudine, competizione sono le cifre della vita quotidiana per sempre più persone in una città dove non c’è più spazio per i bambini. Una città, quindi, senza futuro.
Roma è nello stesso tempo una delle città con maggior reddito pro capite e con più disuguaglianze sociali, con più case sfitte e più senza casa e sfrattati, con più automobili e con meno mobilità, con più lavoratori della conoscenza e con maggior degrado culturale, con più patrimonio pubblico e meno luoghi di socialità, con più società civile e meno servizi.
Ma c’è un’altra Roma. Un tessuto di migliaia di uomini e donne, attive e responsabili, che animano comitati di lavoratori stabili e precari, circoli e sezioni di partito, associazioni, circoli culturali, centri sociali, comitati territoriali, botteghe solidali, gruppi di acquisto, collettivi studenteschi, gruppi religiosi, organismi sindacali, gruppi facebook che nelle pieghe della degenerazione culturale e politica, ed in autonomia, hanno in questi anni resistito e coltivato le idee per il futuro.
Ci sono dunque le risorse per liberare Roma da questa morsa, per fare di Roma un bene comune dei suoi abitanti, sottraendola ai poteri forti, ma occorre che a farlo ci pensino i romani e le romane. La liberazione non viene dall’alto. Occorre che emerga un altro blocco sociale che sfidi quello dominante, occorre che le migliori risorse della società romana si uniscano intorno ad una idea di città basata sulla giustizia sociale, sulla valorizzazione del lavoro, sui diritti delle persone, sulla armonia con la natura, sulla accoglienza e convivenza.
Vediamo già oggi alcuni gradi tematiche, altre possono essere aggiunte: C’è bisogno di un progetto ambizioso di riconversione sociale, culturale, ambientale ed economica della città. Una vera e propria transizione ad un’altra città. La riconversione del sistema energetico, degli edifici, di gestione dei rifiuti e della mobilità può essere occasione di creazione di lavoro per proiettare Roma vero l’essere un polo di eccellenza della economia ecocompatibile. Il trasferimento al demanio comunale della proprietà delle caserme può essere occasione, oltre che per la casa, per dotare Roma di una infrastruttura pubblica per la socialità, alternativa ai centri commerciali. L’enorme patrimonio abitativo pubblico e semipubblico può essere lo strumento per affrontare il diritto alla casa. L’opposizione alle Olimpiadi 2020 e alla formula 1 può essere occasione per unire le lotte per la difesa della città. Il grande patrimonio culturale e di lavoratori della conoscenza può essere occasione di un rinascimento culturale che abbandoni il modello dei grandi eventi. La difesa dell’agro romano può unirsi ad un progetto di sicurezza alimentare.
Queste ed altre idee devono trovare le gambe su cui camminare.
Come uomini e donne che militano per la rifondazione comunista ci rivolgiamo agli uomini e alle
donne della sinistra romana affinché le forze migliori di questa città si uniscano per costruire, con le lotte e con la partecipazione attiva, una alternativa per Roma. Ci rivolgiamo alle altre forze che hanno dato vita con noi alla Federazione della sinistra, alle forze politiche della città, alle associazioni, ai comitati, ai centri sociali, alle tante espressioni dell’altra economia, alle forze culturali, ai collettivi studenteschi per costruire una alleanza per Roma Bene Comune basata su un progetto condiviso di città, alternativo ai poteri economici ed al blocco sociale dominante, sul riconoscimento reciproco nella diversità, sulla sussidiarietà. Alla costruzione di questa alternativa vogliamo dedicare il nostro lavoro nei prossimi anni, consapevoli di esserne solo una parte, ma con la volontà di esserlo.
Un polo per Roma Bene Comune
Roma è in declino, trascinata nel baratro di una crisi, che non è solo economica, da un blocco sociale e di potere che la tiene prigioniera di interessi speculativi che usano la città per arricchirsi. Parentopoli non è una eccezione, ma il paradigma del modo in cui il bene pubblico viene oggi piegato, a Roma, agli interessi di pochi.
Costruttori, immobiliaristi, massoneria e mafie; privatizzazioni, rendita immobiliare, criminalità, corruzione si intrecciano, e alimentano, e si alimentano, di razzismo ed egoismo. All’arraffa arraffa dei poteri forti corrisponde il si salvi chi può nei ceti popolari, che divide e impoverisce le relazioni. Povertà, disoccupazione, traffico, precarietà, spaesamento, solitudine, competizione sono le cifre della vita quotidiana per sempre più persone in una città dove non c’è più spazio per i bambini. Una città, quindi, senza futuro.
Roma è nello stesso tempo una delle città con maggior reddito pro capite e con più disuguaglianze sociali, con più case sfitte e più senza casa e sfrattati, con più automobili e con meno mobilità, con più lavoratori della conoscenza e con maggior degrado culturale, con più patrimonio pubblico e meno luoghi di socialità, con più società civile e meno servizi.
Ma c’è un’altra Roma. Un tessuto di migliaia di uomini e donne, attive e responsabili, che animano comitati di lavoratori stabili e precari, circoli e sezioni di partito, associazioni, circoli culturali, centri sociali, comitati territoriali, botteghe solidali, gruppi di acquisto, collettivi studenteschi, gruppi religiosi, organismi sindacali, gruppi facebook che nelle pieghe della degenerazione culturale e politica, ed in autonomia, hanno in questi anni resistito e coltivato le idee per il futuro.
Ci sono dunque le risorse per liberare Roma da questa morsa, per fare di Roma un bene comune dei suoi abitanti, sottraendola ai poteri forti, ma occorre che a farlo ci pensino i romani e le romane. La liberazione non viene dall’alto. Occorre che emerga un altro blocco sociale che sfidi quello dominante, occorre che le migliori risorse della società romana si uniscano intorno ad una idea di città basata sulla giustizia sociale, sulla valorizzazione del lavoro, sui diritti delle persone, sulla armonia con la natura, sulla accoglienza e convivenza.
Vediamo già oggi alcuni gradi tematiche, altre possono essere aggiunte: C’è bisogno di un progetto ambizioso di riconversione sociale, culturale, ambientale ed economica della città. Una vera e propria transizione ad un’altra città. La riconversione del sistema energetico, degli edifici, di gestione dei rifiuti e della mobilità può essere occasione di creazione di lavoro per proiettare Roma vero l’essere un polo di eccellenza della economia ecocompatibile. Il trasferimento al demanio comunale della proprietà delle caserme può essere occasione, oltre che per la casa, per dotare Roma di una infrastruttura pubblica per la socialità, alternativa ai centri commerciali. L’enorme patrimonio abitativo pubblico e semipubblico può essere lo strumento per affrontare il diritto alla casa. L’opposizione alle Olimpiadi 2020 e alla formula 1 può essere occasione per unire le lotte per la difesa della città. Il grande patrimonio culturale e di lavoratori della conoscenza può essere occasione di un rinascimento culturale che abbandoni il modello dei grandi eventi. La difesa dell’agro romano può unirsi ad un progetto di sicurezza alimentare.
Queste ed altre idee devono trovare le gambe su cui camminare.
Come uomini e donne che militano per la rifondazione comunista ci rivolgiamo agli uomini e alle
donne della sinistra romana affinché le forze migliori di questa città si uniscano per costruire, con le lotte e con la partecipazione attiva, una alternativa per Roma. Ci rivolgiamo alle altre forze che hanno dato vita con noi alla Federazione della sinistra, alle forze politiche della città, alle associazioni, ai comitati, ai centri sociali, alle tante espressioni dell’altra economia, alle forze culturali, ai collettivi studenteschi per costruire una alleanza per Roma Bene Comune basata su un progetto condiviso di città, alternativo ai poteri economici ed al blocco sociale dominante, sul riconoscimento reciproco nella diversità, sulla sussidiarietà. Alla costruzione di questa alternativa vogliamo dedicare il nostro lavoro nei prossimi anni, consapevoli di esserne solo una parte, ma con la volontà di esserlo.