Documento di impegno sull’Altreconomia nel Lazio



I rappresentanti delle realtà che operano all’interno della Città dell’Altra Economia insieme alle altre realtà di Altraeconomia della  Regione chiedono un impegno ai candidati per le future amministrazioni sui temi legati a stili di vita e consumo critico, finanza etica, commercio equo e solidale, agricoltura biologica, energie rinnovabili, rifiuti, turismo responsabile,  software libero e comunicazione sui nuovi media.

Il nostro progetto

Pensiamo che l’Altra Economia sia parte di un laboratorio permanente di costruzione di un’altra società, una società equa, partecipata e sostenibile. Una società ispirata a principi di pace, diritti, rispetto dell’uomo e dell’ambiente, di solidarietà e cooperazione, di equità e giustizia. Fare Altra Economia è parte di un processo di costruzione di una comunità fondata sulla partecipazione e sulla consapevolezza delle persone di appartenere ad una comunità e di poter incidere sulle decisioni ed essere quindi portatori di cambiamento; una società che valorizzi la creazione di pensiero libero e indipendente; una società che ritrovi nei beni comuni la comunanza del vivere collettivo.
Povertà, sfruttamenti, danni ambientali sono i cosiddetti effetti collaterali di una organizzazione economica e sociale che ha evidentemente bisogno di ripensarsi nel profondo. La consapevolezza di tali effetti è alla base dell’agire di quanti si muovono nel mondo dell’Altra Economia: una economia diversa e solidale, capace di creare posti di lavoro, di garantire diritti, di accrescere la consapevolezza individuale e collettiva sui processi economici e sociali in atto, di pensare ad una comunità di cittadini e persone e non di consumatori, clienti e produttori.

Le nostre esigenze

Il rafforzamento delle esperienze di Altra Economia è quindi un obiettivo fondamentale per la costruzione di un’altra società in tutta la Regione e trova concretezza in un piano d’azione che abbiamo voluto declinare in una serie di punti-obiettivo.

-         Promuovere l’Altra Economia a livello regionale rafforzando le esperienze esistenti (inclusa la Città dell’Altra Economia), destinando maggiori risorse ai municipi della capitale e agli enti locali per attività di promozione di esperienze esistenti o in via di realizzazione, creando centri di ricerca dedicati ai temi dell’Altra Economia (in particolare all’interno degli spazi della Città dell’Altra Economia), offrendo luoghi pubblici e sedi a disposizione  per iniziative e attività continuative legate all’economia alternativa, allestendo iniziative anche temporanee e periodiche, promuovendo corsi di formazione, attività di informazione e tutte le iniziative che saranno proposte per estendere sull’intero territorio regionale la creazione di una pluralità di luoghi e reti di Altra Economia, accogliendo anche  esperienze provenienti dalle reti di economia solidale attive nel resto dell’Italia e all’estero, rafforzando l’idea di una cooperazione sempre più solidale con i Sud del mondo.

-         Sostenere le attività di studio, ricerca e sperimentazione, in particolare quelle avviate dai gruppi e dai laboratori impegnati ad approfondire i temi della futura economia, in modo da preparare le modifiche che è urgente apportare al pensiero economico dominante.

-         Avviare e rafforzare pratiche di governo attente alla questione di genere, riconoscendo l’importanza del ruolo delle donne nell’Altra Economia, basato sulla loro capacità di liberare una creatività, una “fattualità” e una visione che sono modalità di approccio, di analisi e di azione fondanti di un paradigma economico “altro”. Le riflessioni di uno sguardo femminile attento possono fare una differenza sostanziale e formale sul senso del limite anche in rapporto ai problemi ambientali.

-         Sostenere le attività che promuovono una cultura dell’Altra Economia valorizzando il contributo dell’Arte e della Cultura nella costruzione di un diverso modo di pensare. Valorizzare la “scena del presente”, coinvolgendo artisti ed artiste che abbiano indirizzato il proprio percorso di ricerca e di lavoro verso l’apertura, il confronto, la contaminazione, lo scambio, l’intercultura e pongano l’attenzione su temi di impegno civile. Promuovere iniziative che legano l’arte, l’artista e la società per restituire alla cultura il ruolo di elemento fondamentale e fondante della vita sociale. Creare momenti di scambio e visibilità per le piccole realtà culturali e ricreare un fermento culturale sopito dalla logica dei grandi eventi. Promuovere lo spettacolo “dal vivo”, arte basata sulla “presenza”, che richiede la “partecipazione” – fisica e psichica – sia dell’artista che dello spettatore. In particolare promuovere la diffusione del Teatro, arte caratterizzata dalla sua essenza di “pratica sociale”. Incentivare il Teatro di Impegno Civile, per restituire al Teatro la funzione di arte sociale, di confronto e di scambio della comunità sul vivere comune. Sostenere le Compagnie indipendenti, le reti di artisti, la diffusione del Teatro nelle periferie e anche in spazi urbani

-         Rifondare il contratto sociale sul riconoscimento di una gestione pubblica dei beni comuni che si concretizzi nel contrasto alla spinta alle privatizzazioni dei servizi pubblici, nella ripubblicizzazione dei servizi privatizzati, nel ripensamento in chiave partecipativa delle forme pubbliche di gestione, nella declinazione di tutti i beni comuni, naturali e sociali da sottrarre alle logiche di mercato: acqua, energia, mobilità, comunicazioni, abitare, istruzione, sanità.

-         Attraverso la restituzione dei beni comuni alla gestione pubblica, avviare il processo di progressiva riduzione della finanziarizzazione dell'economia a partire proprio dalle multinazionali dei servizi pubblici che, oltre a gestire in chiave privatistica (cioè con l'unico obiettivo di massimizzazione del profitto) servizi essenziali del vivere, sono ormai protagonisti di vere e proprie speculazioni finanziarie e dell'acquisto di partecipazioni in imprese in tutto il mondo, compresi i paesi poveri.

-         Nell’ottica di una politica attenta alla gestione e valorizzazione del territorio, riconoscere il ruolo centrale delle politiche agricole, capaci di incidere sui modi di produzione e consumo in agricoltura, ma non solo. L’agricoltura biologica rappresenta un modello che salvaguarda e valorizza le risorse, nel rispetto dell’ambiente, del benessere animale e della salute di chi consuma; un modello, quindi, capace di indirizzare in senso ecologico i comportamenti degli operatori e dei cittadini. In questo senso la filiera corta, anche attraverso la creazione di gruppi di acquisto, legata al consumo dei prodotti biologici è il modello verso il quale le politiche regionali dovrebbero indirizzarsi, per sviluppare un confronto ampio tra il mondo della produzione e del consumo. Va inoltre valorizzato il ruolo che l’agricoltura biologica garantisce nell’affermazione della sovranità alimentare, restituendo un ruolo decisionale  alle comunità locali che individuano in questo metodo il modello agro-ecologico per garantire il proprio diritto ad esercitare il controllo sulle proprie risorse, per un'alimentazione sana ed equa per tutti.

-         Costruire reti di mobilità alternativa orientate alla transizione dall’uso di mezzi privati all’uso di mezzi pubblici, biciclette e car-sharing.

-         Riconoscere e valorizzare la microimpresa popolare, accompagnando i processi di emersione e ristrutturando le filiere laddove necessario (ad esempio nel caso del rovistaggio dei cassonetti compiuto principalmente da rigattieri di etnica, che dovrebbe essere sostituito con forme piú sostenibili di approvvigionamento di beni usati)


Sembra opportuno richiamare alcune misure e interventi che in una logica innovativa vanno nella stessa direzione delle nostre esperienze, ma che possono anche costituire, una volta estese all’intero territorio laziale, un valido sostegno alle iniziative di economia realmente alternativa

1)      Ottenere che la Regione Lazio  mantenga  una delega all’Altra economia e agli stili di vita consapevoli, in modo da poter avere un punto di riferimento funzionale e continuativo per tutte le nostre attività e per dar seguito alla legge dell’Altreconomia approvata nell’anno 2009 .
2)      La Regione dovrebbe impegnarsi ad ampliare ed estendere i suoi “Acquisti Verdi”, rendendo evidente il suo interesse per l’ambiente e la salute delle popolazioni laziali
3)      Ridurre in misura radicale i principali inquinamenti (lotta al rumore, qualità dell’aria e delle acque, chiusura delle fonti inquinanti, controllo dei microinquinanti, in particolare polveri sottili e metalli pesanti, riduzione degli inquinamenti chimici dei terreni coltivati, ecc.)
4)      Decongestionare e moderare il traffico, migliorando la mobilità pubblica e promuovendo e sostenendo la mobilità pedonale, ciclistica e dei motori completamente elettrici
5)      Nell’intera regione dovrebbero essere moltiplicati i controlli sui cibi mentre si sostengono i prodotti tipici locali e  quelli a qualità controllata
6)      Il risparmio energetico in tutte le sedi produttive e in tutte le abitazioni dovrebbe diventare il principio ispiratore di una serie di interventi che integrando suggerimenti, interventi formativi, incentivi e controlli dovrebbero tendere a superare i livelli di consumo e di emissioni indicate dalla Direttiva dell’Unione Europea e arrivare almeno ad una riduzione del 30% dei consumi del 2010.
7)      In particolare una normativa regionale dovrebbe incentivare i sistemi di cogenerazione negli impianti già esistenti, porre dei limiti all’accensione di caloriferi e condizionatori, mentre negli edifici pubblici si dovrebbero almeno rispettare i imiti indicati dagli accordi internazionali tra gli Stati europei.
8)      La Regione dovrebbe tendere a diventare un territorio “carbon free” e dovrebbe opporsi in tutti i modi alla realizzazione di impianti nucleari, che oltre ad essere potenzialmente pericolosi ed esposti a continui incidenti, assorbono quote di risorse così elevate da impedire il ricorso a qualunque tipo di utilizzazione delle energie rinnovabili
9)      Nella Regione dovrebbero essere incoraggiate le imprese di ogni dimensione che siano in grado di dimostrare il loro reale desiderio di convertirsi a produzioni non inquinanti o che non contribuiscono in alcun modo  peggiorare l’effetto serra.
10)  Occorre moltiplicare le misure di sostegno per gli agricoltori biologici, dando la priorità alle diverse forme di aggregazione di piccoli produttori che favoriscono la conversione ai metodi dell’agricoltura biologica e che dedicano la massima attenzione ai percorsi partecipativi con i Gruppi di Acquisto Solidali.
11)  Occorre approvare una legge che accanto a quella  per l’economia solidale già in vigore, sostenga la logica del Km0 e delle filiere corte, che oltretutto riducono gli spostamenti dei prodotti e contribuiscono in vari modi alla diminuzione dell’effetto serra.
12)  La Regione dovrebbe anche garantire su tutto il territorio la disponibilità di spazi che svolgano una doppia funzione, permettere lo scambio diretto tra produttori e consumatori, e favorire incontri di informazione, sensibilizzazione e formazione delle persone socialmente attive.
13)   L’esistenza amministrativa di numerosi Parchi e zone protette nel territorio laziale non è sufficiente a tutelare effettivamente le aree boschive, le acque e il patrimonio artistico e culturale. Gli enti devono disporre di risorse adeguate alle dimensioni e alle caratteristiche dei territori da tutelare e valorizzare; gli enti devono realizzare una molteplicità di iniziative per attrarre i visitatori pur senza danneggiare i beni da conservare; gli enti potrebbero inserire nei territori di competenza delle attività economiche rispondenti ai principi delle economia solidale, in modo da creare redditi e posti di lavoro a impatto zero per gli abitanti dei comuni compresi nei Parchi e nelle aree protette o confinanti.

14)  Analoghe misure di salvaguardia e di valorizzazione devono essere adottate per le zone selvagge disabitate e per le aree verdi urbane e per quelle di verde diffuso all’interno dei centri abitati; particolare priorità dovrebbe essere attribuita agli spazi per orti urbani da affidare ai cittadini.

15)  La Regione dovrebbe introdurre limiti inderogabili per evitare ulteriori cementificazioni di aree rurali e delle coste del mare e dei fiumi e laghi interni




16)  La Regione dovrebbe attuare una organica politica di salvaguardia e di valorizzazione dei principali beni comuni, in particolare dell’acqua, sulla base di alcuni principi essenziali:
·        L’acqua è un diritto umano universale, non assoggettabile in alcun modo ai meccanismi di mercato e quindi un bene comune privo di interesse economico
·        La disponibilità e l’accesso individuale e collettivo all’acqua potabile e per gli usi essenziali devono essere garantiti in quanto diritti inalienabili e inviolabili della persona umana
·        La proprietà e la gestione dei servizi idrici devono essere totalmente pubbliche e improntate a criteri di equità, solidarietà e rispetto degli equilibri ecologici,
·        Il servizio idrico integrato è un servizio pubblico essenziale, di interesse generale e privo di rilevanza economica, e come tale non soggetto alla disciplina della concorrenza, ma rientrante nella competenza esclusiva della regione (art. 117 della Costituzione), che deve essere gestito con meccanismi che garantiscano la partecipazione di tutti i cittadini, compresi gli immigrati.
·        Dovrà essere promosso l’uso dell’acqua del rubinetto sia presso gli enti pubblici che presso la popolazione,riducendo l’uso delle acque minerali, troppo costose e talvolta addirittura a rischio
·         
17)  La Regione dovrà ampliare il suo sostegno alla diffusione degli alimenti biologici all’interno degli ospedali, degli istituti di istruzione e nelle mense degli enti pubblici



Vi sono inoltre delle richieste specifiche che interessano particolarmente gli organismi che operano all’interno della dell’Altra Economia:

-         La Regione deve finanziare in modo adeguato la nuova legge sull’economia solidale, in modo da garantire che le attività previste dalle norme siano diffuse in tutto il territorio regionale
-         La Regione deve promuovere, con la nostra collaborazione, un Centro di studi e di ricerche  sui temi dell’economia alternativa e solidale, del consumo critico e degli stili di vita sobri e responsabili
-         Dovranno altresì essere promosse e sostenute le iniziative di cooperazione decentrata in favore dei paesi del Sud del mondo, in particolare attraverso la costituzione di un Tavolo di consultazione permanente che veda la partecipazione di tutti gli organismi impegnati nella cooperazione e nella solidarietà internazionali
-         La Regione dovrà inoltre stimolare e sostenere un ruolo attivo degli immigrati che svolgano iniziative rilevanti specie nei confronti delle società di appartenenza











Per quanto riguarda specificamente i settori attivi l’Altra economia:


Agricoltura Biologica

Il biologico nella regione Lazio: cosa vogliamo?

Quali obiettivi:

v     maggiori superfici coltivate con il metodo biologico (con l’obiettivo di raggiungere il 30% della superficie laziale)
v     più operatori dedicati al settore
v     più produttori agricoli impegnati nel mercato del biologico
v     maggiori consumi di prodotto biologico (con l’obiettivo di raggiungere il 10% dei consumi delle famiglie e il 100% dei consumi gestiti con appalto pubblico)


Quali strumenti:

Lo sviluppo del biologico nella regione Lazio richiede delle scelte politiche che ben vadano oltre la sfera della politica agricola, che pure deve essere rilanciata e strategicamente orientata verso il biologico.
Chiediamo la realizzazione di un vero e proprio piano di azione  locale per il biologico che possa rappresentare una linea strategica su:

Le politiche della salute: il biologico garantendo cibo di qualità elevata può favorevolmente incidere sulla salute dei cittadini consumatori.  È necessario quindi anche in tale ambito venga opportunamente valorizzato il biologico, attraverso campagne specifiche, il ricorso al cibo biologico nelle mense ospedaliere etc.

Le politiche per l’ambiente: ridurre l’uso degli impatti dell’agricoltura sull’ambiente è uno dei fondamenti su cui poggia l’agricoltura biologica. Inoltre le aziende biologiche rappresentano delle eccellenze di qualità per il territorio, spesso anche come baluardo per la difesa di realtà a rischio di degrado e abbandono. È necessario valorizzare l’impegno delle aziende biologiche attraverso iniziative specifiche

Le politiche del commercio:  il biologico non rappresenta più soltanto una piccola fetta di mercato ma sta entrando in maniera consistente  in tutte le case dei cittadini laziali. Diventa però fondamentale che le logiche che accompagnino la commercializzazione del prodotto biologico siano improntate ad un approccio maggiormente sostenibile e che favoriscano il ruolo dei produttori agricoli

Le politiche del lavoro e della formazione: il problema del lavoro in agricoltura è sotto gli occhi di tutti. Anche in questo settore l’agricoltura biologica può rappresentare un modello innovativo da valorizzare. Il maggiore ricorso a manodopera che il biologico richiede e le capacità di scelte etiche che le aziende biologiche portano avanti, consento di sperimentare e di rilanciare un nuovo modello di lavoro in agricoltura.

La ricerca e la sperimentazione: il biologico non è un ritorno al passato di tecniche già consolidate, ma ha bisogno di alta innovazione. La ricerca specifica per il settore deve però porre al centro le esigenze degli operatori. È necessario rilanciare la ricerca in agricoltura in modo che possa fornire effettive risposte agli operatori del settore.

Le politiche agricole: C’è necessità di puntare al biologico come reale modello di sviluppo agricolo e per far questo è necessario un maggiore sforzo di integrazione tra le diverse azioni di politica agricola. La promozione e le azioni sul mercato che incidono sulla domanda devono essere legate al Piano di sviluppo rurale e a tutte le azioni che incidono sull’offerta da parte dei produttori agricoli. Il biologico deve essere messo al centro delle strategie per l’agricoltura laziale.
Appare inoltre fondamentale un impegno della Regione Lazio rispetto al divieto dell’introduzione delle colture OGM, continuando sulla linea della “Regione Lazio libera da OGM” anche favorendo le relazioni con le altre Regioni impegnate su tale fronte. Auspichiamo quindi un profilo ancora più elevato nell’ambito della compagine delle “Regioni europee OGM free”.
In particolare appare necessario intervenire da subito sulla filiera mangimistica, per favorire una riconversione verso il biologico e verso produzioni ogm free delle filiere laziali.

Commercio Equo e Solidale

Le Organizzazioni di Commercio Equo e Solidale romane e del Lazio (Botteghe del Mondo) firmatarie di questo documento si riconoscono nei percorsi che l'Altra Economia romana ha portato avanti in questi anni e che hanno prodotto, fra gli altri, l'importante risultato dell'approvazione di una Legge Regionale sui temi dell'Altra Economia (L.R. n. 20/2009, Disposizioni per la diffusione dell'altra economia nel Lazio). Una normativa ambiziosa, unica in Italia, che favorisce esplicitamente le attività economiche improntate alla solidarietà e alla equità, valorizzando le relazioni tra i soggetti rispetto a quelle con il capitale e favorendo quelle attività che rispettano la dignità umana e l'ambiente.
Alla luce di questo percorso pluriennale le Botteghe rivolgono le proprie richieste ai candidati alla Regione Lazio esplicitando due punti in particolare:
-        terminato il percorso di approvazione della Legge Regionale sull'Altra Economia si auspica ora che con l'inizio della prossima Legislatura la Regione possa compiere tutte le attività necessarie per l'attuazione della Legge, tra cui il programma annuale, l'attivazione dei fondi idonei all'applicazione della Legge stessa e le delibere della occorrenti per l'iscrizione delle imprese interessate all'apposito Albo;
-        vista la specificità del Commercio Equo e Solidale e tenuto conto di quanto accade in numerose altre Regioni italiane e a livello nazionale, si chiede l'impegno per l'apertura di un tavolo di confronto con la Regione per verificare se esistano le condizioni per una Legge Regionale specificamente dedicata al Commercio Equo e Solidale[1].
I due punti precedenti sono il frutto dell'elaborazione che le Botteghe hanno sviluppato negli anni, anche grazie alla rete che hanno saputo creare da più di un decennio e che è stata a lungo una delle realtà più interessanti nel panorama nazionale del Commercio Equo e Solidale.
Siamo fiduciosi e convinti che una Legge che definisca con chiarezza cosa sia il Commercio Equo e Solidale a partire dall’esperienza concreta ed effettiva di 30 anni di attività sul campo, riconosca le Organizzazioni che operano in questo settore, precisi le caratteristiche dei prodotti di commercio equo e solidale, possa contribuire ad una maggiore diffusione dei nostri principi e dei prodotti di commercio equo e solidale, a creare maggiore consapevolezza fra i consumatori, a garantire i consumatori della provenienza e dei processi di commercio equo e solidale, a dare maggiore visibilità a tematiche più ampie riguardanti lo sviluppo sostenibile e lo squilibrio Nord-Sud e, non meno importante, ad innescare meccanismi virtuosi di “responsabilizzazione sociale” anche di aziende tradizionali o della Pubblica Amministrazione.


Riduzione, Riutilizzo, Riciclo, Recupero

L’applicazione effettiva dell’ordine di priorità nella gestione dei rifiuti sancito dall’Unione Europea e sintetizzato nella formula delle 4 erre: Riduzione, Riutilizzo, Riciclo, Recupero. Il riciclo deve essere garantito con l’introduzione immediata del porta a porta ‘spinto’ e con l’attivazione capillare di isole ecologiche su tutto il territorio regionale. Il Riutilizzo, prioritario anche rispetto al Riciclo, é l’opzione più redditiva per le amministrazioni e un’occasione di inclusione sociale delle economie popolari, le quali movimentano grandi volumi di merci riusabili. Grazie a Riutilizzo su scala, Riciclo e Compostaggio é possibile minimizzare il residuo rendendo inutile la costruzione di impianti dannosi. É necessario un nuovo Piano Regionale sulla Gestione dei Rifiuti che rappresenti questa impostazione, stanzi fondi adeguati per la Differenziata, per il Riutilizzo su scala e per nuovi Impianti di Compostaggio. Il Piano non dovrá lasciare alcuno spazio alla costruzione di nuovi impianti di incenerimento, e dovrá includere strategie e scadenze per la chiusura di quelli attualmente in funzione.

Turismo responsabile

Rivolgiamo un invito alle istituzioni pubbliche e agli enti privati di ogni tipo e livello operanti sul territorio regionale, affinché condividano con noi i medesimi principi:

- perché il Turismo Responsabile è una prospettiva da cui leggere e valorizzare le risorse delle persone e del territorio, e al tempo stesso è un modo per proporre un turismo in grado di promuovere il “buon vivere” delle comunità locali;
- perché nella nostra regione, oltre a costituire un presupposto per qualificare maggiormente l'offerta turistica, il Turismo Responsabile può diventare strumento per la valorizzazione dei luoghi e delle comunità meno coinvolte dal turismo tradizionale  e modalità peculiare per accedere ai territori, capirne e contribuire a risolverne le eventuali contraddizioni ed apprezzarne tutte le dimensioni, da quella ambientale fino a quella sociale;
- perché il Turismo Responsabile può stimolare nelle comunità locali una miglior consapevolezza della propria appartenenza territoriale, favorendo la nascita di una rete di relazioni positive e valorizzando il contesto locale.

Chiediamo quindi che sia approvato un piano di azioni coerente con i principi sopra descritti, quali ad esempio:

  • elaborazione di una disciplina regionale del turismo responsabile (criteri di qualità, standard degli operatori, etc.)
  • strutturazione e sostegno di reti, coordinamenti e partenariati tra organizzazioni non profit, enti pubblici, imprese aventi come scopo la promozione del Turismo Responsabile e Sociale anche tramite la realizzazione di:
à un portale sul turismo responsabile (che non sia né il portale sul turismo che altri propongono né la copia di Italia.it)
à un database online dei soggetti che si occupano di turismo responsabile (operatori, imprese, enti pubblici, attori sul territorio)
  • Sostegno alla creazione di  imprese sociali che si occupano di turismo responsabile e sostenibile attraverso: 
à messa a disposizione di fondi
à istituzione di un servizio di consulenza e tutoraggio per la creazione di imprese sociali
  • creazione di circuiti e itinerari a livello regionale di Turismo Responsabile
  • creazione di circuiti e itinerari di Turismo Responsabile a cura di soggetti Laziali, anche in collaborazione con partner nazionali e internazionali
  • creazione di circuiti e itinerari a livello regionale indirizzati al turismo scolastico
  • strutturazione di percorsi di formazione indirizzati agli enti locali, alle scuole e agli operatori collegati al settore turistico
  • inserimento nei curricula formativi degli istituti di istruzione secondaria, universitaria e post-universitaria dei principi e delle buone prassi del Turismo Responsabile
  • monitoraggio, promozione e sostegno di iniziative di Turismo Responsabile
  • elaborazione e diffusione capillare dei principi afferenti al paradigma del Turismo Responsabile.
  • Pubblicazione di una guida sul turismo responsabile nel Lazio, con una attenta mappatura degli attori locali

Software libero

L’attuale amministrazione regionale attraverso  l’Assessorato alla semplificazione amministrativa ha stanziato  4 milioni di euro che la regione Lazio avrebbe dovuto utilizzare a partire da gennaio 2009,  per  progetti di innovazione tecnologica, parte dei quali da utilizzare per investire sul software libero e sulle migrazioni. Non sembra che L’amministrazione sin d’ora sia riuscita ad attuare questo impegno. I candidati  continueranno su questo indirizzo politico?  
Noi proponiamo che quei fondi vengano destinati agli enti locali, comuni e province affinché possano fare bandi di gara sia per migrazioni al Software Libero sia per creazione di piazze telematiche basate su Software Libero.
Proponiamo inoltre che grande impulso sia dato alla formazione sul Software Libero attraverso programmi di formazione per strutture pubbliche (enti locali e scuole) e privati (terzo settore, ONG, non-profit) attraverso bandi che siano accessibili anche a piccole cooperative non accredite. Infine, seguendo l'esempio della regione Umbria, destinare alle scuole fondi per poter effettuare gare che riguardano forniture di prodotti e servizi basati su Software Libero.

Comunicazione aperta

uno degli aspetti che investono più pesantemente il sistema produttivo del mondo moderno e di questo modello di sviluppo è quello della conoscenza.
da anni ci battiamo perchè venga ricoosciuto il diritto a comunicare.
Per questo chiediamo alla regione che diventi protagonista di una inversione di tendenza di una sempre più forte spinta alla concentrazione dei mezzi di comunicazione e dei suoi contenuti.
In italia viviamo l'apice di un processo di tale sistema e il rafforzamento di ogni democrazia passa per il rafforzamento di ogni spazio di dialettica e di discussione aperta.
Gli attacchi alle forme di trasmissione libere sono all'ordine del giorno in tutto il mondo e comprimono ogni sbocco democratico favorendo al contrario il controllo e la militarizzazione degli spazi. Chiediamo pertanto ai candidati consiglieri l'impegno a favorire nuovi strumenti che rendano più accessbili le comunicazioni e rafforzare ciò che è stato prodotto in questi anni costruendo sinergie con ogni rete istituzionale e non istituzionale. 


Energie Rinnovabili

Il risparmio energetico e le fonti di energia rinnovabili, possono contribuire in modo importante a ridurre le conseguenze negative che i cambiamenti climatici stanno apportando al nostro ambiente di vita, nostro e degli altri esseri viventi che con noi condividono lo stesso pianeta.
Ma la diffusione delle energie rinnovabili non pone di per se le basi per la costruzione di una società più democratica e più equa.
Le energie rinnovabili, le conquiste tecnologiche e di mercato che rendono queste soluzioni praticabili e potenzialmente in grado di sostitutore il nostro fabbisogno di combustibili fossili, sono ancora inscritte in una logica liberista che tende a spostare risorse verso l'alto e verso i mercati finanziari.
Per interrompere questo pericoloso crinale di insicurezza sociale ed ambientale, vanno costruite le condizioni normative, tecniche e culturali affinché l'energia sia finalmente gestita dalle comunità locali e in stretta relazione con le risorse naturali che i diversi territori hanno a disposizione.
La struttura della rete di produzione, trasporto e consumo di energia deve essere ripensata affinché sia favorita la forma a rete, locale ed interconnessa, quindi la produzione distribuita di energia, l'uso delle fonti rinnovabili e le pratiche di risparmio ed efficientamento.
Ma la questione della riformulazione tecnica del sistema di produzione/distribuzione dell'energia, non può essere svincolato dalla questione gestionale.
In un' ottica di democratizzazione della società e di sviluppo dell'autonomia delle comunità locali vanno pensati degli strumenti di gestione delle risorse energetiche (dal lato produzione, ma anche relativamente alla distribuzione e al consumo) pubbliche e partecipate.
E' importante, cioè, che vengano elaborate per la produzione di energia e per il suo dispacciamento delle norme che favoriscano la costituzione di consorzi partecipati dalle amministrazioni locali e dai cittadini/consumatori così' da garantire la proprietà pubblica della risorsa  e della tecnologia utilizzata, nonche' il controllo partecipato e diffuso da parte dei cittadini. Questo sistema garantirebbe, altresì, che le tariffe energetiche non siano più legate ad esigenze di profitto di pochi enti di diritto privato, ma siano effettivamente orientate alla miglioramento del servizio e all'efficienza energetica.

Il lavoro dell'amministrazione regionale dovrà quindi essere rivolto a:

  • individuare ambiti territoriali adatti alla costituzione di reti locali interconnesse con altre reti locali  in una logica di scambio delle eccedenze (smart-grid)
  • definire gli strumenti normativi per la costituzione di consorzi a partecipazione mista tra le amministrazioni comunali e tutti i cittadini beneficiari del servizio di erogazione dell'energia
  • individuare le risorse locali rinnovabili per sostenere la domanda energetica regionale
  • favorire interventi di contenimento dei consumi energetici presso utenze residenziali, commerciali, industriali e servizi.

Aderiscono :

AGICES – Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale (rete nazionale delle
Agricoltura Nuova scs (cooperativa di produzione agricola biologica)
Aiab Lazio
Ailicos (associazione italiana per la libera comunicazione sociale)
Associazione  Forum Ambientalista (associazione di promozione di una cultura ambientale)
Associazione "RETOUR - Rete per il Turismo Responsabile"
Associazione Altrevisioni (televisione di strada e attività audiovisive)
Associazione Equoconsumo (formazione e informazione sui temi del consumo critico)
Associazione Gaos (gruppo d’acquisto solidale)
Associazione Il Naufragarmedolce (teatro di impegno civile)
Associazione La Strada
Associazione Officina Etica (artigianato eco-compatibile)
Associazione Quinoa
Associazione Reorient Onlus
Associazione Senzaconfine (immigrazione, asilo e solidarietà internazionale)
Capo Horn
CIES - Centro Informazione e Educazione allo Sviluppo
COMES
Consorzio città dell’Altreconomia
Consorzio E.S.S.E. Lazio (promozione dell’economia solidale)
Consorzio Spazio Bio (formato da: AIAB, Cooperativa Agricoltura Capodarco, Officinae Bio, Il Pugnalone, Consorzio COPA – produzione biologica negli istituti penitenziari)
Cooperativa  Equazione
cooperativa Binario Etico (recupero e riqualificazione di PC e software libero)
Cooperativa Equobio (cooperativa di consumatori di prodotti biologici, del commercio Equo e solidale, di prodotti naturali ed eco compatibili)
Cooperativa Occhio del Riciclone
Cooperativa Oltre il Giardino (catering biologico)
Cooperativa Sociale Pangea-Niente Troppo, Roma
Cooperativa Sociale Salvador Allende, Roma
Cooperativa T.E.R.R.E.
Cssociazione Linux Club Italia (promozione e diffusione del software libero)
Energetica società cooperativa
Equamente
Equo Vadis
Equociquà
Equovadis
FAIR (consulenza, formazione su economie solidali, comunicazione sociale e cooperazione internazionale)
Fairtrade/Transfair Italia (ente di certificazione di prodotti del Commercio Equo e Solidale)
Pangea-Niente Troppo
Salvador Allende
Ujamaa
Zingari 59 scs




Per altre adesioni inviare una mail a : raccolta.adesioni@gmail.com








[1]    Ad oggi, le Regioni che hanno già approvato una Legge specifica sul Commercio Equo e Solidale sono nove: Friuli Venezia Giulia (L.R. 5/12/2005, n.29), Toscana (L.R. 23/02/2005, n.37), Umbria (L.R. 6/02/2007, n.3), Abruzzo (L.R. 28/03/2006, n.7), Trentino Alto Adige (Del. Giunta Reg. n.232 del 27/072005), Liguria (L.R. 13/08/2007, n.32), Piemonte (L.R. 28/10/2009, n.26), Emilia Romagna (L.R. 29/12/2009, n.26), Veneto (L.R. 22/01/2010, n.6).  A livello nazionale, era stata depositata al Senato e alla Camera una Proposta di Legge sul Commercio Equo e Solidale nel corso della precedente Legislatura (XV Legislatura - Camera dei Deputati, Proposta di Legge n. 1828 “Disposizioni per la promozione del Commercio Equo e Solidale; XV Legislatura – Senato della Repubblica, Disegno di Legge n. 1667 “Disposizioni per la promozione del Commercio Equo e Solidale), successivamente ripresentata nella nuova Legislatura. Da qualche settimana, le Organizzazioni nazionali di Commercio Equo e Solidale hanno riavviato il confronto per l'elaborazione di una normativa di settore.