AAA Affitti cercasi. La casa come diritto e non come merce.

Una svolta politico-culturale

La casa è talmente importante per il benessere, la sicurezza e la salute della popolazione che dovrebbe essere al primo posto della politiche pubbliche, insieme a salute ed educazione. Invece si è avuta l’illusione che il problema potesse essere risolto dal libero mercato. Ma come per gli ospedali e le scuole non è pensabile che possano essere affidati al privato, così dovrebbe essere per le abitazioni.

La casa non è solo un problema per i poveri, che non hanno i mezzi per accedere ad un mercato impazzito, ma crea essa stessa povertà dimezzando i salari di milioni di persone con rate di affitto o di mutuo insopportabili. E’ anche per questo che il 20% dei cittadini del Lazio sono poveri.

Sono ormai decenni che non esiste più una politica pubblica per la casa. Il risultato è che i prezzi sono andati fuori controllo ed il problema si è aggravato. Il mercato ha quindi peggiorato e non migliorato la situazione. Occorre prendere atto del fallimento di questa illusione e cambiare totalmente prospettiva.

Deprimere la rendita

Cambiare prospettiva non significa solo realizzare più case popolari, ma rivedere alla base la politica economica e del territorio che in questi anni ha favorito la crescita dei valori immobiliari o addirittura si è basata su questo come la cosiddetta urbanistica contrattata. Molte devono essere quindi gli ingredienti di una nuova politica abitativa: una politica fiscale che colpisca la rendita e recuperi alla collettività parte della ricchezza accumulata dalla proprietà immobiliare, una politica che colpisca la proprietà assenteista, una politica del territorio che non alimenti la crescita dei valori immobiliari, una politica di controllo pubblico degli affitti, una politica di rottura dei monopoli dei costruttori e riduca i costi di costruzione e una politica che favorisca la mobilità all’interno del patrimonio costruito e il recupero

Una politica per l’affitto

Al primo posto deve esservi una politica per l’affitto. E per una affitto adeguato alle possibilità delle diverse fasce di popolazione, che non hanno tutte lo stesso reddito, né gli stessi bisogni. L’aumento della incidenza dell’affitto è la chiave attraverso cui dare risposta ai bisogni e governare il mercato.

Roma ha una grande opportunità. A Roma esiste un enorme patrimonio di edilizia pubblica o semi pubblica che potrebbe essere gestito unitariamente per rimettere in moto l’offerta di case in affitto, insieme alla realizzazione di una nuova offerta pubblica. Pensiamo all’enorme patrimonio delle IPAB, attualmente gestito in maniera clientelare e sottratto ad un uso pubblico. Pensiamo all’enorme patrimonio degli enti previdenziali gestito in maniera privatistica. Pensiamo all’enorme patrimonio che proverrà dalla dismissione di caserme ed ad altre altre strutture.

La Regione Lazio

La prima cosa che la Regione deve fare è quindi mettere a disposizione dei comuni un flusso stabile nel tempo di fondi da destinare alla edilizia residenziale pubblica, commisurato alla domanda. Almeno un piano decennale con l’obiettivo di 50.000 alloggi popolari.

La seconda cosa è approntare gli strumenti regolamentari ed urbanistici che permettano che queste case siano principalmente ricavate nella città costruita e attraverso il recupero del patrimonio edilizio esistente.

La terza cosa è approntare gli strumenti legislativi per la diversificazione delle tipologie di offerta: le case popolari tradizionali, le case di transizione per i giovani e le giovani coppie che escono dalle famiglie, gli alloggi per gli studenti, gli alloggi per gli anziani, l’autorecupero e l’autocostruzione.

La terza cosa è una politica fiscale che reperisca risorse dalla rendita, ad esempio con l’aumento dell’ICI per la edilizia speculativa.

La quarta cosa è una legislazione per portare il patrimonio delle IPAB nel circuito della edilizia pubblica (insieme ad un loro riordino e al riordino del sistema dei servizi sociali).

La quinta cosa, ma non per ultimo, è rivendicare al Governo nazionale una politica economica di depressione della rendita e di ripresa della regolazione pubblica del mercato degli affitti e in generale delle abitazioni.