Olimpiadi 2020 a Roma? Già ridono...


Il sindaco Alemanno, ha consegnato al Coni la candidatura bypartisan di Roma come sede delle olimpiadi del 2020.

C’è già chi si sta facendo una risata: le Olimpiadi, come i terremoti, non capitano tutti i giorni.

Bisogna avere il coraggio di dirlo forte: le Olimpiadi 2020 non devono tenersi a Roma. (E nemmeno a Venezia).

Piacerebbe a tutti poter ospitare quell’evento sportivo, sobrio e appassionante, pensato da Pierre de Coubertin. Le Olimpiadi sono già state a Roma, nel 1960. Erano le ultime senza sponsor. Ma le Olimpiadi sono ormai un’altra cosa: un circo mediatico consumista, una macchina per far denaro e una occasione di scempio del territorio. Roma invece è rimasta la stessa: quella dei palazzinari. Quelli della costruzione della Magliana sette metri sotto il livello del Tevere.

Chi si ricorda dei Mondiali ’90? Quali benefici ne ha tratto Roma? Per tutti ricordiamo l’air terminal abbandonato da anni (150 miliardi di lire), le stazioni ferroviarie mai usate di Farneto e Vigna Clara (80 miliardi), il sottopasso sulla Colombo. Monumenti allo spreco, al consumo di territorio ed al cemento.

Sono passati 30 anni e sei amministrazioni, ma con i Mondiali di nuoto del 2009 è successo lo stesso. Forse peggio. 200 milioni di euro buttati nella città fantasma dello sport a Tor Vergata, un rosario di piscine incomplete o costruite abusivamente, incluso il Salaria Sporting Club, con poteri di deroga tipo Protezione civile e una scia di inchieste per corruzione e sanatorie bypartisan.

Perché nel 2020 dovrebbe essere diverso? Il blocco di potere di costruttori ed immobiliaristi che domina Roma da sempre, e che ha imposto un modello economico basato sulla rendita soffocando lo sviluppo produttivo, è ancora lo stesso. Lo abbiamo visto con il Piano Regolatore, costruito sulla dislocazione delle aree di Caltagirone, Toti, Scarpellini, Ligresti e compagnia cantante. Per rilanciare Roma occorre tagliare le unghie a questo blocco economico, non continuare ad alimentarlo.

Si dice che le Olimpiadi faranno bene al turismo. Ma davvero Roma, la città più conosciuta al mondo dopo a New York, con i suoi 14 milioni di visitatori, ha bisogno delle Olimpiadi per promuoversi? Davvero 10 anni di cantieri aperti nella città e un adeguamento dell’offerta ricettiva alla invasione di milioni di spettatori per pochi giorni è quello che serve?

Il turismo a Roma non ha bisogno di picchi, ma di presenze più prolungate e diluite. Ha bisogno di più bed&breakfast e alberghi economici (sono i più cari d’Europa), di migliorare i servizi turistici, di valorizzare tutto il territorio e non solo il cuore archeologico.

E non è vero nemmeno che porteranno ricchezza. Anzi. I mondiali di nuoto sono andati in rosso di 8 milioni di euro, mentre la Grecia sta sprofondando sotto il peso dei 10 miliardi di debiti contratti per le Olimpiadi del 2004. A parità di capitali investiti i Giochi portano effetti limitati sull’occupazione, mentre il consumo di territorio, vera ricchezza della città, è enorme. Le grandi opere continueranno a drenare denaro sottraendolo agli investimenti di riqualificazione. Resteranno le opere: alcuni grandi impianti sportivi costosissimi, mentre Roma ha bisognosi impianti diffusi, accessibili. Tante strade e qualche intervento di maquillage: ma chi lo dice che ci vogliono le Olimpiadi, ad esempio, per recuperare il Tevere?

No le Olimpiadi non s’hanno a fare qui. Il Comitato Olimpico Internazionale assegnerà la sede dei giochi nel 2013. Abbiamo tre anni per convincerlo che non è il caso. Intorno all’opposizione al procedere per grandi eventi, segno di mancanza di fantasia, può coagularsi invece il fronte di coloro che hanno una altra visione della città e sognano una Roma diversa, a misura di persona.