La notte del 1° di marzo 2010 agenti in borghese della polizia iraniana facevano irruzione nell’abitazione di Jafar Panahi arrestandolo insieme alla moglie, alla figlia e ad altre 15 persone, tra cui i registi Mohammad Rasulov, Mahnaz Mohammadi, Rokhsareh Ghaem-Maghami e il cineoperatore Ebrahim Ghafari. La motivazione addotta per giustificare l’arresto è di aver filmato, con il fine di documentarle, le proteste seguite alle elezioni del giugno scorso.
Si sta impedendo ai cittadini iraniani di esprimere democraticamente il proprio dissenso. Coloro che cercano di far conoscere al mondo cosa sta succedendo vengono messi a tacere e privati della propria libertà.
La notizia del suo arresto, e della detenzione degli altri registi, ha fatto scalpore per la notorietà internazionale del personaggio coinvolto, ma Panahi è solo una delle migliaia di persone arrestate a causa della loro opposizione nonviolenta al regime. Ricordiamo infatti che nei giorni immediatamente successivi alle elezioni sono state uccise almeno 8 persone e che centinaia sono state arrestate e torturate e che sono stati censurati i siti internet e bloccate le comunicazioni cellulari.
Oltre ad esprimere il nostro profondo sdegno chiediamo ai media di continuare a dare visibilità al problema per mantenere alta la attenzione dell’opinione pubblica e dei governi sulla grave violazione dei diritti umani che si sta perpetrando in Iran.
Una forte pressione internazionale può aiutare le persone che sono state ingiustamente private della libertà a tornare libere.
Come cittadini e cittadine del mondo chiediamo che sia restituita la libertà di protestare, di filmare, di scrivere, di opporsi e di agire apertamente in modo nonviolento per il cambiamento politico a tutti i nostri concittadini e concittadine iraniane, a partire da Jafar Panahi.
Come cittadini e cittadine del mondo chiediamo, inoltre, che la difesa dei diritti umani sia sempre al centro dell’attenzione politica e non al margine, come ci sembra essa sia, nei riguardi dell’Iran come di altri paesi.
Ci rivolgiamo alla comunità internazionale, alle organizzazioni sociali, dei diritti umani, al mondo della cultura, ai governi, alle chiese, affinché reclamino con forza la liberazione del regista Jafar Panahi e di tutti coloro che sono stati arrestati dal regime iraniano dopo le elezioni di giugno. Chiediamo inoltre la cessazione di ogni forma di violenza e di tortura contro il popolo iraniano.
La repressione e la ferocia contro questo popolo sono un’offesa verso la democrazia e rappresentano una gravissima violazione dei Diritti Umani.
Chiediamo a tutti di firmare questo Appello che invieremo al Presidente Mahmud Ahmadinejad per esigere l’immediata liberazione di Panhai e di tutti i detenuti per motivi di opinione e per ragioni politiche, la cessazione della repressione contro i rappresentanti degli organismi di Diritti Umani e il ripristino dello stato di diritto.
Esprimiamo il nostro appoggio solidale a Shirin Ebadi per le sofferenze inferte a lei e alla sua famiglia e per ciò che il suo paese sta soffrendo.
E’ necessario resistere nella Speranza
Adolfo Perez Esquivel, Premio Nobel della Pace
Fabio Alberti